29.7.13

Il filo del rasoio, W. Somerset Maugham

My rating: 3 of 5 stars






La ricerca di un senso in questa strana vita, tra socialità e intimità, sembra essere il silente tema conduttore di un libro che racconta di tanti personaggi ed esistenze, pur mantenendo il focus sulla figura più schiva: Larry Darrell. Il successo de Il filo del rasoio nel tempo, è forse dovuto proprio al fascino di questo personaggio eppure in lui, a mio parere, risiede la maggiore debolezza dell’opera. “Larry è dunque un personaggio inquieto, ribelle; che con il suo prepotente bisogno di misticismo anticipa di un decennio l’avvento della beat generation, con la moda dell’esotismo a ogni costo e della “fuga” (in India, o comunque generalmente in Asia) finalizzata alla ricerca di se stessi.” [ Paese d’ottobre ] Eppure diventa sempre meno interessante con l’avanzare del racconto e con il suo raggiungimento della pace interiore. Mentre all’inizio ci troviamo di fronte ad un ragazzo sì speciale, ma debole e insicuro nella sua ricerca spirituale, successivamente l’inserimento del tema induista è troppo preponderante e schiaccia quasi completamente la caratterizzazione del personaggio. Invece di approdare ad un proprio senso, sembra che la sua ricerca trovi banalmente compimento in una via già percorsa, pur se declinata a proprio modo nella scelta di vivere il proprio lato spirituale tra la gente. Si potrà obiettare che la presunta banalità di tale scelta è derivata da un mio gusto personale; e ciò è vero in parte. Forse mi è difficile apprezzare al giorno d’oggi un personaggio come Larry. Il cinismo dell’autore non è bastato a scalfire questa figura, ma il mio disincanto in un mondo attraversato dalla crisi (come quello del romanzo) mi porta ad una sorta di avversione per questa sorta di santone post-moderno. Trovo molto più interessanti i Barney Panofsky, è vero, ma una maggiore capacità dell’autore forse avrebbe potuto convincermi. D’altro canto non posso dimenticare il contesto in cui è stato scritto il libro, tempi in cui probabilmente l’attenzione all’Oriente era maggiore delle informazioni disponibili. Tutt’altra storia per i comprimari, cuore pulsante del racconto. Attraverso le ossessioni mondane di Elliott (qui l’autore dà il meglio di sé, creando un personaggio a tutto tondo), le preoccupazioni economiche e sociali di Isabel, la vita lavorativa di Gray, emerge la descrizione di un’epoca che a cavallo tra le due guerre ha dovuto trovare nuovi equilibri a seguito dei numerosi cambiamenti intercorsi. Ognuno ha trovato la propria felicità nel quadro delle proprie esigenze e della personale opinione sul senso della vita. Ma lo scrittore/narratore cosa cercava? Cosa ha trovato alla fine di tutto? Ecco la seconda, grande, debolezza del romanzo che forse ci svela involontariamente qualcosa sull’autore e le ragioni di alcune sue scelte. Sarebbe stato infatti molto più interessante osservare la decostruzione cinica della figura mitizzata di Larry da parte del protagonista. Invece ci si trova davanti a pochi tentativi di critica che soccombono ad un fascino quasi extraterreno. È difficile pensare che quella di Larry sia solo una delle tante strade percorribili, è troppo forte la sensazione che la si voglia indicare come la più giusta. Possiamo allora trarne delle conclusioni: tutta la Parte Sesta può essere vista come un tentativo dell’autore di rileggere in maniera romanzata il suo incontro reale con lo swami Maharshi. L’incontro che lo ha portato a scrivere questo libro. Un’opera che per certi versi può essere letta come esternazione di un inconscio senso di colpa per non essere riuscito a realizzare il profondo desiderio di seguire le orme di tanta saggezza. L’ammissione della sconfitta dell’autore al proprio cinismo e da qui l’assenza di ciò che avrebbe reso davvero grande il romanzo: il racconto del cuore dello scrittore, il racconto di qualcosa di proprio.

CITAZIONI:

“Noi di età matura sospettiamo di rado con quale spietata perspicacia ci giudichino i giovanissimi”

“«Un grande onore, mio caro» disse. «Entrerò nel regno dei cieli con la lettera di presentazione di un principe della Chiesa. Immagino che mi si apriranno tutte le porte.»
«Ho paura che troverai la compagnia molto mista» sorrisi.
«Non crederlo, mio caro. Sappiamo dalla Sacra Scrittura che in cielo ci sono distinzione di classe così come in terra. Ci sono serafini e cherubini, arcangeli e angeli. Mi sono sempre mosso nella migliore società europea, e non dubito che mi muoverò nella migliore società celeste.[…]»”
[Questo è il punto più alto del libro, bellissimo]

“L’imbalsamatore aveva imbellettato le guance e arrossato le labbra. Elliott, nel costume ora troppo grande per il suo corpo emaciato, sembrava un corista di un’opera giovanile di Verdi. Il triste Don Chisciotte di un’epopea da nulla.”
[Epopea da nulla quella di Elliott. Come dice l’autore a pag. 311: “Mi rattristò pensare a quanto sciocca, inutile e vacua era stata la sua vita”]

FONTI:





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