5.9.10

L’uomo duplicato

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Mi aspettavo tanto dal primo libro di Saramago che mi sono trovato a leggere dopo il consiglio di un amico, invece, tanta delusione.
Certo si evince dalla lettura che c’è un bravo scrittore dietro, grazie a delle riflessioni e dei periodi affascinanti che salvano quest’opera dal baratro sul quale è in bilico, ma la scelta stilistica fatta è pessima, buona forse per un breve racconto, e anche le diramazioni della trama non mi hanno convinto né appassionato più di tanto. Mi aspettavo molto di più.
Il registro usato (solo apparentemente di difficile elaborazione) rende la lettura noiosa, a tratti insopportabile (i dialoghi col Senso Comune, ma per favore!), il protagonista è un personaggio inutile e che non merita un tale posto di rilievo in una narrazione e soprattutto l’autore fallisce nella cosa più importante, permetterci l’identificazione e fiondarci nella sospensione dell’incredulità (in soldoni: il professore di storia è uno sfigato per nulla interessante, Saramago non riesce a farmi pensare come lui né convincermi delle su paranoie). Perfino il soggetto, che sembrava essere la cosa più convincente, viene sviluppato lentamente (il libro risulta minimamente coinvolgente solo oltre la metà) e male.

[Anticipazioni, evidenzia per leggere]
Mi era piaciuto il colpo di scena dell’incidente d’auto e abbastanza anche il finale con Helena, ma poi è arrivato l’epilogo, in cui la banalità della comparsa del terzo duplicato è stata peggiorata dalla decisione di Tertuliano di ucciderlo.
[Fine anticipazioni]

P.s.
Cito la recensione di gifewh su aNobii:
“Anche i dialoghi sembrano spesso inverosimili: tutti i personaggi parlano sparando sentenze pseudo erudite ed esponendo improvvise intuizioni “geniali” delle quali, tra l’altro, si sorprendono e compiacciono essi stessi.”

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