9.11.13

Chiedi alla polvere, John Fante

Chiedi alla polvereChiedi alla polvere di John Fante

Voto: 5/5






Un personaggio improbabile quell’Arturo Bandini, col suo egocentrismo, le stranezze, la grande immaturità, l’incoerenza. Il personaggio perfetto, insomma, per descrivere la California degli anni della Grande Depressione. Una California che è cornice della storia di Bandini ma allo stesso tempo ne è incorniciata. Assimilata dalle voluttà artistiche del protagonista, che in un circolo vizioso cerca l’ispirazione nella desolazione che ha davanti. Una California che si muove ai margini del lusso di Hollywood (contraddizione tra ricchezza e povertà che si ritrova in Bandini: vive di arance e poi sperpera in poco tempo i suoi guadagni). Una California che prima di diventare ambita meta turistica, era meta di messicani e filippini che cercavano condizioni migliori di vita, spesso illusi e sfruttati da un capitalismo che di loro aveva bisogno come olio per i suoi meccanismi. Una California che perdeva così la propria identità nel tentativo di preservarla (il razzismo di Bandini in contrasto col suo non avere origini americane). Un Paese che tentava invano di pulirsi gli occhi dalla polvere che lo accecava e gli impediva di trovare la sicurezza di un riparo. E così Chiedi alla polvere diventa la storia di persone sole e senza una casa. C’è un tetto sulla testa, sì, ma le radici, la famiglia, le certezze, un senso… manca tutto: non esiste o è lontano, è un ricordo remoto o un rimpianto rimosso o un latente rimorso.
Cosa si può costruire in un contesto del genere…? Un racconto.
Niente di reale, ma è qualcosa che dà un senso.
E non può crollare sotto le percosse di un terremoto.
Oppure c’è la religione, un altro edificio che cresce a dispetto delle macerie e si nutre di esse.
O ancora puoi lanciare un libro nel deserto. O guardare una Ford gialla che si arrugginisce…

Collegamenti:

Biopolitica della deportazione

I luoghi di Arturo Bandini


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