22.3.13

Miele di Ian McEwan

Più riguardo a Miele


È uno Ian McEwan un po’ diverso dal solito quello di Miele. Manca la cura della parola dei suoi ultimi libri: l’attenzione chirurgica di Sabato, l’esattezza di Solar, la poeticità di Espiazione. Eppure si parla di libri, e tanto, ma qui la voce narrante è di una donna che partecipa alla vita culturale del suo Paese senza però essere una vera protagonista in tal senso. È una lettrice come tante, non è il migliore tra i critici, non ha studiato letteratura. Anzi è una matematica (e nemmeno lì eccelle). Ed ecco allora che la scrittura in Miele perde (volontariamente) qualcosa sul lato estetico, ma guadagna molto, in più punti, sul lato del coinvolgimento del lettore. Dopo una parte centrale un po’ lenta il libro ci lancia verso un finale appassionante; e lo è tanto proprio grazie alla scelta della narrazione in prima persona e di un io narrante che non è scrittore né vuole diventarlo, una Serena Frome che sa riassumere senza troppi giri di parole i racconti che l’hanno colpita. Questo purtroppo non frena l’autore dall’appesantire il romanzo con un carico eccessivo di informazioni. Razionalità e grande approfondimento sono insieme bellezza e limite dei libri di Ian McEwan. La capacità dell’autore di essere fin troppo preciso nel racconto della realtà lo porta spesso a spezzare il ritmo dei suoi romanzi: è il caso della parte dedicata alla guerra in Espiazione o delle incursioni scientifiche in Solar e in questo caso delle circostanze storiche della crisi sociopolitica e della “Guerra Fredda culturale” con le sue lotte intestine di reparti segreti. Il lettore deve avere fiducia; saper cogliere il lavoro minuzioso; avere la pazienza di aspettare che la trama si dispieghi in tutta la sua potenza verso uno splendido epilogo (così bello solo se riusciamo a mantenere salda l’attenzione verso la storia d’amore), che gioca con il lettore stesso una partita su più fronti. Lasciandolo in balìa di un finale solo apparentemente aperto (Cosa farà Serena? Tornerà dal suo amato? Sì lo farà, visto che abbiamo questo libro in mano, opera di Tom).
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Cito una parte della recensione dell’utente aNobii SoSoftlyDark che ho trovato interessante nell’esplicitare l’importanza del finale, nuova menzogna in un mondo di spie, ristrutturazione del rapporto tra lettore e scrittore (Serena e Tom, Ian McEwan e noi):
Cos’è l’alchimia che lega lettore e autore? si chiede McEwan in questo romanzo. Sono attratti l’uno dall’altro, come nella più appassionata storia d’amore, eppure tra di loro c’è un patto basato sulla menzogna: sanno di mentire, eppure non possono fare a meno di cercarsi.

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