13.1.09

Self-publishing

Scrivere è un sogno di molti (troppi mi viene da dire), ma solo pochi ce la fanno e non sempre per merito. Negli ultimi anni si fa un gran parlare di self-publishing. Citando Wikipedia possiamo distinguerne vari tipi:
Self-publishing puro, in cui l’autore si preoccupa non solo dell’intera spesa di pubblicazione, ma anche del marketing, della distribuzione, dello stoccaggio, insomma di ogni aspetto. È in questo caso che si può raggiungere una qualità particolarmente elevata con libri curati nei minimi dettagli. È la strada più affascinante e impegnativa e per la quale, a mio avviso, è necessario una buona conoscenza dell’editoria e del processo di produzione di un libro (lavori sul testo e impaginazione compresi).

Editore con contributo Qui l’autore deve accollarsi quasi totalmente le spese di pubblicazione, ma l’editore può offrire servizi aggiuntivi gratuiti (o compresi nel prezzo, come dir si voglia) quali l’editing, la correzione di bozze, la distribuzione, il deposito ecc… Il libro verrà pubblicato con il marchio dell’editore che incassa i soldi delle vendite lasciando all’autore le royalty. Il controllo dell’autore sulla produzione del volume è minimo. Questo tipo di editore può anche essere selettivo, pubblicando solo ciò che è di suo interesse.

Print on demand In questo tipo rientra certamente il famoso Lulu. Normalmente non viene fatta alcuna selezione dei testi (vuoi pubblicare il tuo diario segreto per regalarlo al tuo ragazzo? Fallo pure!), consegnando un documento digitale si può scegliere tra diverse soluzioni produttive e con un costo aggiuntivo si possono richiedere ulteriori servizi quali editing, design di copertina, titolazione ecc… In alcuni casi l’editore può anche offrire la registrazione dell’ISBN.

Vanity publishing È il caso di quegli editori che, approfittando della vanità o dell’innocenza di un autore, lo illudono con quella che, a tutti gli effetti, è una pubblicazione del tipo Print on demand e niente di più.

Di particolare interesse per l’argomento trattato è sicuramente l’articolo di Devis Bellucci Il suo romanzo è roba grossa (parte 1 - 2 - 3).

Sempre Booksblog ci parla di un articolo di David Carnoy, redattore di CNET, riguardo la sua esperienza nel self-publishing: Pubblicarsi un libro: 25 cose che devi sapere.

Infine, un accenno alla Calamary Press, un progetto che sembra funzionare bene. Nata a partire dalla rivista Sleepingfish e dagli altri progetti culturali di Derek White, il fondatore (in Italia lo si trova come illustratore de Il revisionista di Miranda Mellis i cui diritti sono stati acquisiti proprio dalla CP). La Calamari Press nasce proprio dall’idea di una totale indipendenza dalle case editrici a favore di un rapporto più forte, vitale, con l’autore; con l’intenzione di non scendere a compromessi.
Con l'obiettivo del minor impatto economico possibile:
La distribuzione è effettuata tramite il web e siti internet come Powell's, Amazon e SPD (Small Press Distribution).
Non ci sono spese di magazzino perché ogni libro viene stampato solo al momento della richiesta.
Si usa carta riciclata.

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